NAVIGATTORI, SANTI (FORSE), POETI: PENSIERI DEDICATI – 26 DICEMBRE 2021

#LeParole
E le smorfie pensieri
Ed i graffiti sono i segni dei chiodi
Che scendono giù lungo i muri
E continuano sui marciapiedi
Dove li trovi presi, stesi, arresi
Con le facce di lacrime in terra
Come in tempi di guerra
Se non fu solo una mistificazione
Quel sessantotto tanti anni fa
I balordi sono la ragione
Critica di ogni società
  • 1996 – Nomadi – Quando Ci Sarai
  • Suvereto (Provincia di Livorno)
  • 2005 – Loredana Bertè – Babybertè
  • Idris, pseudonimo di Edrissa Sanneh giornalista, personaggio televisivo e opinionista
  • 25 dicembre 1991 Mikhail Gorbaciov, dopo aver spiegato la necessità ineludibile delle riforme intraprese dalla primavera del 1985
  • 2000 Spice Girls – Forever
  • Leonard Cohen e Marianne Ihlen, un libro e un film
Nomadi – Quando Ci Sarai
Etichetta:CGD East West – 0630 15829-1
Formato:Vinile, LP, Album
Paese:Italy
Uscita:
Genere:Rock
#lebelleitalie Suvereto (Provincia di Livorno)
Una terra murata di Maremma

La storia 973, è nominato per la prima volta in un documento il castrum di Suvereto, sorto su preesistenze romane o forse etrusche, e diventato piccolo centro rurale post-longobardo.
XII sec., i conti Aldobrandeschi, signori del castello, costruiscono la torre sulla sommità del colle e i fossati intorno all’abitato.
1201, dopo essersi costituito in libero comune, Suvereto ottiene dal conte palatino la Charta Libertatis con concessioni economiche e politiche.
XIII-XIV sec., lo sviluppo urbanistico prosegue con la costruzione delle mura, del palazzo comunale e di altri edifici di valore architettonico: il comune assume la fisionomia ancora oggi riconoscibile; nel 1237, pur restando feudo dei conti Aldobrandeschi, aderisce alla Lega Ghibellina entrando nell’orbita d’influenza della Repubblica di Pisa.
1399, Suvereto entra a far parte della Signoria di Piombino; trovandosi al confine tra Siena e Firenze, sempre in lotta tra loro, si trova a subire passaggi di soldati, saccheggi e assedi, come quello di Baldaccio d’Anghiari.
XVI-XVIII sec., il declino demografico e il degrado ambientale della Maremma portano la comunità rurale a ridursi a poche unità verso la fine del Seicento: abbandono, miasmi delle ristagnanti acque e malaria fanno nascere la leggenda della Maremma “amara”, “terra senza uomini”; nel 1573 si comincia a costruire, nell’unico punto salubre, la collina a nord di Suvereto, il castello.
1796-99, sulla scia della Rivoluzione Francese e dei moti antifeudali, Suvereto partecipa alla “rivolta delle coccarde” contro il dispotismo del principe di Piombino.
1815, l’ingresso nel Granducato dei Lorena consente a Suvereto di diventare parte della Toscana e di riprendere le attività agricole grazie ai lavori di bonifica; il territorio è coltivato a viti, olivi e cereali. https://borghipiubelliditalia.it

Loredana Bertè – Babybertè
Etichetta:Edel – ERE0162912, NAR International – ERE0162912, Around The Music – ERE0162912
Formato:CD, Album, Digipack
Paese:Italy
Uscita:

Il disco è stato pubblicato su etichetta Nar International/Edel Music in due versioni: una singola, contenente un solo CD con trenta tracce, e una “deluxe”, consistente nel CD con trenta tracce, un CD singolo con due brani e un DVD con alcuni videoclip di brani tratti dall’album, interpretati dall’attrice Asia Argento.

L’album rappresenta il ritorno della Bertè sulla scena musicale italiana dopo un silenzio durato molti anni: tra raccolte, singoli sparsi e compilation dal vivo, l’ultimo album di inediti di studio risale a otto anni prima. Il disco è stato interamente realizzato, prodotto, arrangiato dalla Bertè, e registrato con tecnica analogica.

Assieme alle tracce musicali, sono stati inseriti, tra un brano e l’altro, spezzoni vari, soprattutto messaggi della segreteria telefonica della Bertè, lasciati da alcuni personaggi noti, quali Asia ArgentoMorganRenato ZeroDori GhezziEnzo GragnanielloRon e Rosita Celentano.

#LeParole
Ma quale incoscienza in questo mondo senza.
In questo mondo senza
Ai giorni perduti tra lacrime e fumo,
Sotto i manganelli usati sui fratelli.
Agli anni contro, agli anni spaccati
A quelli di piombo e maledette stragi.
Alle lampare accese, dei pescatori
A tutte quelle notti, che passavi fuori

Idris, pseudonimo di Edrissa Sanneh è un giornalista, personaggio televisivo e opinionista gambiano naturalizzato italiano, d’origine senegalese. Nato in Gambia in una famiglia poligama, ha 21 fratelli. Inizia gli studi in Senegal, arriva in Italia nel 1972 con una borsa di studio ottenuta all’Università per Stranieri di Perugia. Successivamente si trasferisce a Brescia dove, terminati gli studi, comincia a lavorare come DJ nelle discoteche e nelle radio locali. I suoi esordi come giornalista sportivo risalgono al 1977 per RTV-Radio televisione bresciana (emittente locale confluita alcuni anni dopo in Retebrescia), dove conduceva anche il programma musicale settimanale Idris Show Nel 1989 partecipa e vince a Star 90, programma di Canale 5 per nuovi talenti. Nel 1990 intraprende anche la carriera di attore, nel film Bianco e nero di Fabrizio Laurenti. Dal 2006 al 2010 è ospite nella trasmissione sportiva Tifosi napoletani condotta da Gennaro Montuori (ex capo ultras del Napoli, detto Palummella) in onda su Tele A. “Sembra strano a dirsi, ma molti Paesi del Terzo Mondo sono saliti alla ribalta delle cronache proprio grazie ad eventi sportivi. Pensiamo a quanto hanno fatto per il Kenya e l’Etiopia le vittorie dei loro atleti nelle gare sportive. Il Camerun e la Nigeria sarebbero meno famosi, se le loro nazionali di calcio non si fossero distinte in diversi campionati mondiali. Ma non è solo una questione di immagine. Lo sport, è inutile nasconderlo, è anche un grande business. Oltre alla fama, i campioni, portano rimesse in denaro, talvolta creano strutture per i più poveri, aiutano i ragazzi e il movimento sportivo locale”

La sera del 25 dicembre 1991, in un discorso televisivo di poco più di dieci minuti, Mikhail Gorbaciov, dopo aver spiegato la necessità ineludibile delle riforme intraprese dalla primavera del 1985, aver rivendicato la loro valenza storica e ribadito di essersi battuto per la sovranità delle repubbliche ma anche per la conservazione della loro Unione, prende atto che è prevalsa la linea di disgregazione dello Stato e rassegna le dimissioni da presidente dell’URSS.
La bandiera rossa con la falce e il martello viene ammainata dal palazzo del Cremlino e il 26 dicembre 1991 l’URSS viene ufficialmente sciolta.
Dalla dissoluzione dell’URSS nascono Stati indipendenti in Europa (Ucraina, Moldavia, Bielorussia, Estonia, Lettonia e Lituania), nel Caucaso (Georgia, Armenia e Azerbaigian), in Asia centrale (Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan) e, nella maggior parte di quello che era stato il territorio sovietico, la Federazione Russa. https://www.treccani.it/

Spice Girls – Forever
Etichetta:Virgin – 7243 8 50467 28, Virgin – CDV 2928
Formato:CD, Album
Uscita:
#amore è #raccontare la #bellezza

Leonard Cohen e Marianne Ihlen, un libro e un film L’amore più amato della storia del rock sbocciò una sera d’autunno del 1960 sul porto di Idra, un’isola al largo del Peloponneso, rifugio di una cosmopolita comunità di artisti. L’uomo era scuro e colto, canadese e solitario, 26 anni e due raccolte di poesie alle spalle: si era trasferito in Grecia per dedicarsi alla scrittura. La donna era una nuvola bionda, una norvegese di 25 anni: avanzava a braccetto del consorte, un romanziere. Bastò un attimo e, complice il clima di promiscuità sentimentale dell’isola, l’angelica Marianne Ihlen finì tra le braccia di Leonard Cohen, mentre il marito di lei partiva per Atene con una pittrice di cui si era a sua volta innamorato, lasciando alla moglie il figlio Axel, di pochi mesi. Una serie di eventi che porterà, grazie alla nuova musa, all’abbandono della letteratura per la musica. È questo amore ad alimentare la malinconia del più sublime addio in musica, So long, Marianne, incluso nell’album d’esordio del cantante, uscito a Natale 1967 e colonna sonora del biopic Marianne & Leonard: Words of Love, presentato al Sundance 2019. Diretto dal regista inglese Nick Broomfield, amico e amante di Marianne, è un omaggio a una relazione che ha trasceso coppia e tempo per farsi universale. Agli spezzoni che celebrano la bellezza della coppia in Grecia seguono le interviste ai due protagonisti nel corso degli anni. È la cronaca di una fine che non vuole finire, alimentata da Cohen, affamato di distanza e poi deluso da questa. E da una donna capace di eterno perdono, spettatrice a un concerto dell’ormai vecchio amato, mentre nel pubblico intona la loro canzone. So long. La stessa passione domina La fiamma, la ricca raccolta di poesie, canzoni e ritratti di Cohen che Bompiani ha appena pubblicato a ottobre. Nel 2016 un amico di Marianne fa sapere a Cohen che lei sta morendo. Lui le scrive: «Carissima Marianne, sono appena dietro di te, così vicino da poterti prendere per mano (…). Non ho mai dimenticato il tuo amore e la tua bellezza. Ma questo già lo sai. Fai buon viaggio, amica mia. Ci vediamo in fondo alla strada. Amore e gratitudine. Leonard». Poche settimane dopo, Marianne se ne va. Quattro mesi dopo, Leonard la seguirà. https://www.gqitalia.it/lifestyle

“Un’anima in fiamme”. Questo era ed è Leonard Cohen: un uomo che ha sempre avuto la necessità di scrivere. Poco tempo prima di morire il cantautore canadese ha iniziato a raccogliere, selezionare e organizzare i suoi scritti degli ultimi anni: illustrazioni, testi di canzoni, brani di prosa e poesie appuntati su quaderni o brandelli di carta. Questa memoria scritta ci viene restituita in La fiamma, un intimo autoritratto in frammenti di un artista unico, che con il suo sguardo sul mondo e la sua capacità di creare immagini potenti e cogliere le atmosfere più lievi riesce a condurci al cuore dell’essere umani.
“Se conoscete quest’uomo solo per Hallelujah e Susanne, prendete La fiamma e scaldatevi dentro le sue pagine.” The Washington Post Bompiani

#PiovonoLibri
La fiamma Leonard Cohen
  • 150.0 x 210.0
  • Brossura con sovraccoperta
  • Pagine 304
  • Traduttore Luca Manini

La #Bacheca: i #Pensieri, le #Parole. WEB RADIO ASSOCIAZIONE VITANOVA.

LA BACHECA i PENSIERI, le PAROLE Il salotto virtuale di WEB RADIO ASSOCIAZIONE VITANOVA
“I Martedì Letterari”, a cura di PieroAntonio Toma
“AppuntiSapienti” di Gherardo Mengoni
LA #BACHECA: #MUSICA.
LA #BACHECA: #STORIE
“I Giovedì Letterari”, a cura di Donatella Schisa
WEB RADIO FIABE
  • Lunedì: NavigATTori, Santi (forse), Poeti: pensieri dedicati, a cura di Silvana Guida
  • Martedì: “I Martedì Letterari”, a cura di PieroAntonio Toma
  • Mercoledì: “MeetIng “VITANOVA” Confronto di idee, a cura di Silvana Guida
  • Giovedì: “I Giovedì Letterari”, a cura di Donatella Schisa
  • Venerdì: Web Radio Fiaba Vitanova, a cura di Donatella Schisa
  • Sabato: #Generazioni #Ritratti (Che cos’è un’emozione?), a cura di Silvana Guida
  • PODCAST https://www.spreaker.com/user/vitanova

Web Radio Associazione Vitanova. NavigATTori, Santi (forse), Poeti: pensieri dedicati, a cura di Silvana Guida e “AppuntiSapienti” di Gherardo Mengoni, 1° febbraio 2021

  • Web Radio Associazione Vitanova
  • NavigATTori, Santi (forse), Poeti: pensieri dedicati, a cura di Silvana Guida
  • Puntata di Lunedì 1° febbraio 2021
  • #Noi2020 Gherardo Mengoni “Beatrice sogna” da “Itinerario borghese” di Gherardo Mengoni, Guida editori
  • La #Bacheca: #CINEMA
  • “Ho visto le stelle”, film del 2003 diretto ed interpretato da Vincenzo Salemme. Con Maurizio Casalgrande, Alena Šeredová, Claudio Amendola, Barbara Tabitha, Ernesto Lama, Gian Fabio Bosco, Linda Moretti, Enzo Cannavale, Lily Tirinnanzi, Valentina Sperlì, Biancamaria Lelli.
  • The Animals – Don’t Let Me Be Misunderstood Il brano fu riproposto come singolo nel 1965 dai The Animals. Il cantante del gruppo Eric Burdon in seguito disse: “It was never considered pop material, but it somehow got passed on to us and we fell in love with it immediately.” (“Non era mai stata considerata materiale pop, ma in qualche modo ce la passarono, e ce ne innamorammo immediatamente). Gli Animals diedero al brano una impronta R&B-rock, accelerando il ritmo ed aggiungendo assoli di chitarra elettrica e organo. Questa versione ebbe un enorme successo, arrivando terza in classifica inglese e quindicesima della Billboard Hot 100. La canzone è stata inserita alla posizione 315 nella lista delle Lista delle 500 migliori canzoni secondo la rivista Rolling Stone. Hilton Valentine è stato un chitarrista inglese.  È noto per essere stato il chitarrista degli Animals, in cui suonò dal 1963 al 1966, quando la band decise di sciogliersi.
  • La #Bacheca: #CINEMA
  • Il monello (The Kid) è un film muto del 1921 scritto, prodotto, diretto e interpretato da Charlie Chaplin, con Edna Purviance. Suo primo lungometraggio, fu un grande successo d’epoca che mantiene tuttora inalterato il suo valore artistico, tanto da essere ritenuto uno dei massimi capolavori del cinema di Chaplin.
  • Non eroi ”ma persone perbene che consideravano loro dovere agire contro l’orrore e aiutare chi ne aveva bisogno”. Così Teresa Zabinski, descrive all’ANSA con emozione i suoi genitori, Jan e Antonina Zabinski, capaci di salvare in Polonia durante la II Guerra Mondiale oltre 300 ebrei, aiutandoli nella fuga e nascondendoli nello zoo di Varsavia, di cui l’uomo era direttore. Un’incredibile storia vera. A raccontarla, prima un libro uscito nel 2007 basato sul diario di Antonina, ‘Gli ebrei dello zoo di Varsavia’ di Diane Ackerman e ora un film, “La signora dello zoo di Varsavia”, di Niki Caro. 31.01.2021: Si è spenta Teresa Zabinski
  • La #Bacheca: i #Pensieri, le #Parole
  • «Tanto gentile e tanto onesta pare» (Vita nuova, cap. XXVI) In questo capitolo è incluso il sonetto più celebre di Dante, nonché il testo tra i più famosi di tutta la poesia lirica delle origini. “Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta, ch’ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare…”.
  • Agenzia DIRE  I titoli del nostro Tg: Coronavirus, deciso lo stato d’emergenza – Il Pil frena, Gualtieri confida nel rilancio –
  • Ma che musica maestro è il singolo di debutto di Raffaella Carrà, pubblicato dalla RCA Italiana nel 1970.

Ho visto le stelle è un film del 2003 diretto da Vincenzo Salemme.
Salemme torna al cinema con “Ho visto le stelle”: una commedia italiana che segue il copione della commedia all’italiana, dove il teatro degli equivoci dà spazio a malintesi e fraintendimenti, battute e paradossi. La storia prende spunto dal programma più visto e passato dalle emittenti televisive di oggi: il reality show. Ma Salemme ci gioca sopra e ne capovolge le dinamiche. Antonio è cresciuto con i nonni nella provincia napoletana. Ha ereditato dal nonno la fantasia e quell’atteggiamento goliardico e fanciullesco con cui affronta la vita. Si iscrive ad un concorso per partecipare ad un reality show dal cast internazionale, convinto di diventare famoso. Parte alla volta di Milano con l’amico di una vita, Eugenio. Supera il fantomatico provino. Inizia il “gioco”. Ma ad una clausola: il protagonista dello spettacolo deve essere gay. Non c’è problema: Antonio si finge gay; il risultato è una parodia divertente ed Eugenio diventa il suo “compagno” Giangi. L’intreccio si complica quando Antonio inizia a lavorare come cameriere nel ristorante di un boss in cui si esibisce la bella Alina, amante dello stesso. La storia inizia, si complica e si scioglie nel lieto fine. Con gran semplicità. Per chi ha voglia di farsi due risate.  www.film.it

Una ragazza sedotta e tradita, esce da un istituto di carità, dove ha messo al mondo un figlio. Ella decide di abbandonarlo, ma vorrebbe che il bimbo avesse un avvenire sicuro e felice: dopo molte esitazioni lo lascia nell’interno di un’automobile di lusso. Due ladri rubano la vettura: accortisi della presenza dell’ incomodo passeggero, lo abbandonano sulla strada, dove lo trova Charlot, straccione vagabondo, durante la sua passeggiata mattutina. Egli cerca di disfarsi del marmocchio, mettendolo nella carrozzella di un altro bimbo, ma è costretto a riprenderselo. Non sa che fare, ma alla fine prevale in lui il buon cuore e tiene con sé il bambino. Qualche anno dopo, Charlot e il monello collaborano: il ragazzino rompe i vetri delle finestre e Charlot, che fa il vetraio, li sostituisce. Un giorno il bambino si ammala e il medico segnala il caso ai dirigenti dell’orfanotrofio, i quali vorrebbero togliere il ragazzino al padre adottivo. Charlot gioca d’astuzia e il monello rimane con lui, nascosto in un asilo notturno. Nel frattempo la madre del bimbo è divenuta una celebre cantante e cerca disperatamente il figlio: con un avviso sui giornali promette una lauta ricompensa a chi le consegnerà il ragazzo. Il padrone dell’asilo notturno rapisce il monello a Charlot e lo riconsegna alla madre. Charlot si sveglia e non trova il bambino. Con il cuore in gola vaga per la città finchè, avvilito e disperato, s’addormenta sulla soglia della sua catapecchia. Sogna di essere in Paradiso, dove incontra i personaggi della realtà quotidiana, i quali però hanno le ali e si comportano con serafica compostezza. Ma anche lì scoppia una baruffa e Charlot si sveglia di soprassalto. L’ha svegliato un poliziotto, che lo condurrà dal monello. cinematografo.it Il monello è un film del 1921, diretto da Charlie Chaplin, con Charlie Chaplin e Edna Purviance. Durata 80 minuti.  

«Tanto gentile e tanto onesta pare»
(Vita nuova, cap. XXVI)

In questo capitolo è incluso il sonetto più celebre di Dante, nonché il testo tra i più famosi di tutta la poesia lirica delle origini, in cui l’autore semplicemente esprime la lode della bellezza e della virtù di Beatrice e le reazioni di ammirazione che provoca in chi la vede camminare per strada, riprendendo vari motivi propri dello Stilnovo e proseguendo le “nove rime” inaugurate con la canzone “Donne ch’avete intelletto d’amore” (cap. XIX).  Il capitolo presenta poi un altro sonetto che loda Beatrice col dire che, grazie a lei e alla sua umiltà, molte altre donne vengono onorate e ammirate, cui segue una spiegazione in prosa secondo il modello provenzale delle “razos”.

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d'umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi non la prova:

e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d'amore,
che va dicendo a l'anima: Sospira.  
  • Lunedì: NavigATTori, Santi (forse), Poeti: pensieri dedicati, a cura di Silvana Guida
  • Martedì: “I Martedì Letterari”, a cura di PieroAntonio Toma
  • Giovedì: “I Giovedì Letterari”, a cura di Donatella Schisa
  • Venerdì: Web Radio Fiaba Vitanova, a cura di Donatella Schisa
  • Sabato: #Generazioni #Ritratti (Che cos’è un’emozione?), a cura di Silvana Guida

Web Radio Associazione Vitanova. #Generazioni #Ritratti (Che cos’è un’emozione?), a cura di Silvana Guida, 23 gennaio 2021

  • Web Radio Associazione Vitanova
  • #Generazioni #Ritratti (Che cos’è un’emozione?), a cura di Silvana Guida
  • Puntata di Sabato 23 gennaio 2021
  • Gherardo Mengoni – Aforismi tratti da Dadapolis. Caleidoscopio napoletano di Fabrizia Ramondino, Andreas Friedrich Müller, Einaudi, 1989.
  • La #Bacheca: i #Pensieri, le #Parole
  • “The Hill We Climb”, testo scritto dalla ventiduenne poetessa Amanda Gorman …all’indomani dell’attacco da parte dei sostenitori di Trump a Capitol Hill, e dalla stessa declamato alla cerimonia di insediamento del presidente Joe Biden.
  • La #Bacheca: #MUSICA
  • La strada, balletto in un unico atto, tratto dall’omonimo film del 1954 di Federico Fellini; coreografie di Mario Pistoni,  musiche di Nino Rota. Fu rappresentato per la prima volta il 10 marzo 1967 al Teatro alla Scala di Milano ed i primi interpreti furono Carla Fracci (Gelsomina), Aldo Santambrogio (Zampanò) e lo stesso Pistoni (il Matto).
  • Emanuele Macaluso (Caltanissetta, 21 marzo 1924 – Roma, 19 gennaio 2021) è stato un politico, sindacalista e giornalista italiano. Già iscritto al Partito Comunista d’Italia prima della caduta del Regime fascista, fu dirigente sindacale della CGIL. Iniziò la sua carriera politica nel 1951 come deputato regionale siciliano del Partito Comunista Italiano. Parlamentare nazionale per sette legislature (1963-1992), fu anche direttore de l’Unità dal 1982 al 1986 e ultimo direttore de Il Riformista dal 2011 al 2012. Quando il PCI si sciolse, aderì al PDS e poi ai DS.
  • La #Bacheca: i #Pensieri, le #Parole
  • “Il re è nudo”, espressione tratta dalla fiaba “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian Andersen, allo scopo di denunciare una situazione in cui una maggioranza di osservatori sceglie volontariamente di non far parola di un fatto ovvio a tutti, fingendo di non vederlo, oppure elogiando una virtù inesistente.
  • “La Bugia”, brano di Giorgio Gaber tratto dal disco “Anche Per Oggi Non Si Vola” 1974/ 1975.

The Hill We Climb Ventiduenne, laureata ad Harvard, la «ragazzina magra, cresciuta da una mamma single» ha accompagnato Joe Biden nel giorno dell’insediamento, conquistando con la sua «The Hill We Climb» il mondo intero

Noi, gli eredi di un Paese e di un'epoca in cui una magra ragazza afroamericana, 
discendente dagli schiavi e cresciuta da una madre single, può sognare di diventare presidente, 
per sorprendersi poi a recitare all’insediamento di un altro.
 
 Certo, siamo lontani dall’essere raffinati, puri,
 ma ciò non significa che il nostro impegno sia teso a formare un’unione perfetta.
 Noi ci stiamo sforzando di plasmare un’unione che abbia uno scopo.
 (Ci stiamo sforzando) di dar vita ad un 
Paese che sia devoto ad ogni cultura, colore, carattere e condizione sociale.
 E così alziamo il nostro sguardo non per cercare quel che ci divide, 
ma per catturare quel che abbiamo davanti.
 Colmiamo il divario, perché sappiamo che, per poter mettere il nostro futuro al primo posto,
 dobbiamo prima mettere da parte le nostre differenze.
 Abbandoniamo le braccia ai fianchi così da poterci sfiorare l'uno con l'altro.
 Non cerchiamo di ferire il prossimo, ma cerchiamo un’armonia che sia per tutti.
 Questa è l'era della redenzione.
 Ne abbiamo avuto paura, ne abbiamo temuto l’inizio.
 Non eravamo pronti ad essere gli eredi di un lascito tanto orribile,
 Ma, all'interno di questo orrore, abbiamo trovato la forza di scrivere 
un nuovo capitolo, di offrire speranza e risate a noi stessi.
 Una volta ci siamo chiesti: “Come possiamo avere la meglio sulla catastrofe?”. 
 Oggi ci chiediamo: “Come può la catastrofe avere la meglio su di noi?”.
 
 Non saremo capovolti o interrotti da alcuna intimidazione, 
perché noi sappiamo che la nostra immobilità, 
la nostra inerzia andrebbero in lascito alla prossima generazione.
 I nostri errori diventerebbero i loro errori.
 E una cosa è certa:
 Se useremo la misericordia insieme al potere, e il potere insieme al diritto, 
allora l'amore sarà il nostro solo lascito 
e il cambiamento, un diritto di nascita per i nostri figli.
 
 Perciò, fateci vivere in un Paese che sia migliore di quello che abbiamo lasciato.
 Con ogni respiro di cui il mio petto martellato in bronzo sia capace, 
trasformeremo questo mondo ferito in un luogo meraviglioso.
 Una nuova alba sboccerà, mentre noi la renderemo libera.
 Perché ci sarà sempre luce,
 Finché saremo coraggiosi abbastanza da vederla.
 Finché saremo coraggiosi abbastanza da essere noi stessi luce.
 Amanda Gorman 
 vanityfair.it 

La strada è un balletto in un unico atto, tratto dall’omonimo film del 1954 di Federico Fellini; le coreografie sono di Mario Pistoni, con musiche di Nino Rota. Fu rappresentato per la prima volta il 10 marzo 1967 al Teatro alla Scala di Milano ed i primi interpreti furono Carla Fracci (Gelsomina), Aldo Santambrogio (Zampanò) e lo stesso Pistoni (il Matto). Il balletto racconta le vicende della giovane Gelsomina, una ragazza venduta dalla madre ad un artista di strada di nome Zampanò. Per guadagnarsi da vivere, la ragazza deve imparare a suonare la tromba durante le prove di forza che il suo padrone mette in scena nelle piazze italiane durante le feste popolari. Quella dei saltimbanchi è una vita durissima, a cui Gelsomina non riesce ad adattarsi; inoltre è costretta a subire continuamente le brutali attenzioni di Zampanò, invaghito di lei. Una sera Gelsomina conosce tre suonatori ambulanti e decide di scappare con loro; insieme, giungono in un paese in festa, dove la giovane viene avvicinata da un equilibrista – poeta e suonatore chiamato il Matto, che con i suoi modi gentili riesce a conquistare la fiducia della ragazza. Tuttavia, durante la festa Gelsomina viene accerchiata da quattro militari che la insidiano e riesce a salvarsi solo grazie all’intervento di Zampanò, che decide però di portarla nuovamente via con sé. Nino Rota –  Orchestra filarmonica della Scala;  direttore  Riccardo Muti  ‎– “La Strada” – Ballet Suite / (Ballei Suiitt) Concerto For Strings / Dances (Danses) From “Il Gattopardo”

Il re è nudo. Nella fiaba I vestiti nuovi dell’Imperatore (1837), Hans Christian Andersen racconta di un bambino che, durante una parata militare, ha il coraggio di esclamare a voce alta quello che tutti ben sanno che l’imperatore, appunto, è nudo. Espressioni come “l’imperatore (o il re) è nudo” sono spesso usate in molti contesti con riferimento alla fiaba di Andersen. Solitamente, lo scopo è quello di denunciare una situazione in cui una maggioranza di osservatori sceglie volontariamente di non far parola di un fatto ovvio a tutti, fingendo di non vederlo, oppure elogiando una virtù inesistente.  Titolo originale:  I vestiti nuovi dell’imperatore di Hans Christian Andersen

"Ma l'imperatore non ha nulla addosso!", disse a un certo punto un bambino.
"Santo cielo", disse il padre, "Questa è la voce dell'innocenza!". 
Così tutti si misero a sussurrare quello che aveva detto il bambino.
"Non ha nulla indosso! C'è un bambino che dice che non ha nulla indosso!"
"Non ha proprio nulla indosso!", si misero tutti a urlare alla fine. 
E l'imperatore rabbrividì, perché sapeva che avevano ragione; 
ma intanto pensava: "Ormai devo condurre questa parata fino alla fine!", 
e così si drizzò ancora più fiero, 
mentre i ciambellani lo seguivano reggendo una coda che non c'era per niente.
Credo nella bugia
quando un bambino non si arrende
trova con la finzione la sua misura
sfugge ad ogni giudizio
per non esser costretto a fare un torto alla natura
la bugia che bel vizio…
vorrei essere sincero come lui.
La Bugia - Giorgio Gaber

Emanuele Macaluso (Caltanissetta, 21 marzo 1924 – Roma, 19 gennaio 2021) è stato un politico, sindacalista e giornalista italiano. Già iscritto al Partito Comunista d’Italia prima della caduta del Regime fascista, fu dirigente sindacale della CGIL. Iniziò la sua carriera politica nel 1951 come deputato regionale siciliano del Partito Comunista Italiano. Parlamentare nazionale per sette legislature (1963-1992), fu anche direttore de l’Unità dal 1982 al 1986 e ultimo direttore de Il Riformista dal 2011 al 2012. Quando il PCI si sciolse, aderì al PDS e poi ai DS.

  • Lunedì: NavigATTori, Santi (forse), Poeti: pensieri dedicati, a cura di Silvana Guida
  • Martedì: “I Martedì Letterari”, a cura di PieroAntonio Toma
  • Giovedì: “I Giovedì Letterari”, a cura di Donatella Schisa
  • Venerdì: Web Radio Fiaba Vitanova, a cura di Donatella Schisa
  • Sabato: #Generazioni #Ritratti (Che cos’è un’emozione?), a cura di Silvana Guida

LA BACHECA: I PENSIERI, LE PAROLE. IL SALOTTO VIRTUALE DI WEB RADIO ASSOCIAZIONE VITANOVA. 23 novembre 1980, ore 19:34

LA BACHECA: i PENSIERI, le PAROLE.
Il salotto virtuale di WEB RADIO ASSOCIAZIONE VITANOVA
Libri, Musica, Immagini, Tratti di creatività. NARRAZIONE DELLE SINGOLE STORIE ATTRAVERSO LA QUOTIDIANITÀ.

Terremoto 23 novembre 1980. Racconti e testimonianze quarant’anni dopo.

Un minuto e mezzo che rase al suolo interi paesi provocando circa 3000 morti, 9000 feriti, 300 mila senzatetto e 150 mila abitazioni distrutte, interi paesi isolati per giorni.
Il ricordo di quella giornata e delle settimane che seguirono, caratterizzate da uno Stato impotente dinanzi al disastro, incapace di coordinare i soccorsi, tardivi e insufficienti nonostante lo sforzo immenso messo in campo dai volontari, è tutt’altro che sbiadito. Dei 119 comuni irpini, furono 99 quelli che riportarono danni alle strutture.

La sera del 23 novembre 1980, alle ore 19:34, un forte terremoto (magnitudo 6.9) terremoto colpì l’Irpinia e la Basilicata, causando gravissimi danni in un centinaio di località della Campania, della Puglia e della Basilicata. Alcune decine di località, fra le quali Conza, Laviano, Lioni e Sant’Angelo dei Lombardi, furono pressochè distrutte. Il terremoto fu avvertito sensibilmente in tutta l’Italia Meridionale; a Napoli numerosi edifici furono lesionati. Un minuto e mezzo che rase al suolo interi paesi Morirono 2914 persone, 8848 furono i feriti, 280 mila gli sfollati.
Così una testimonianza [G. Russo, 1981]: “Quando sono arrivato a Potenza, la notte del 25 novembre 1980, mancavo dalla Lucania da oltre un anno […] La sera di martedì ero disceso da Sant’Angelo dei Lombardi verso Pescopagano e Potenza. Andando verso la Basentana avevo incrociato molte auto di privati cariche di viveri o di vestiario. Avevo fissa nella mente una immagine: tra nuvole di polvere, sollevate dalle poche ruspe che scavavano, vecchi, donne, uomini con fazzoletti sulla bocca (mancavano le mascherine) cercavano i figli, la moglie, i genitori sotto le macerie sperando di trovarli ancora vivi. I soccorsi erano arrivati in ritardo ed erano scarsi. Dopo Tito, sulla Basentana, una colonna di autocarri militari era ferma, avvolta nella nebbia, con i soldati intirizziti sotto i tendoni degli autocarri, perchè non sapeva dove dirigersi […]”.

Eravamo agli albori della Protezione Civile, e per avere un quadro di cosa fosse avvenuto si dovettero attendere giorni e giorni. Emblematico rimase il titolo del Mattino di Napoli del 26 novembre, tre giorni dopo il terremoto, con il grido FATE PRESTO in prima pagina. Quel titolo è diventato addirittura un’opera d’arte.
Ci vogliono anni per recuperare le comodità, per ricostruire una casa confortevole, per riempirla di ricordi. Ma per vincere la paura di nuove scosse e per riuscire a dormire sonni tranquilli, senza incubi, non basta una vita.

Lo racconta Rosa, che all’epoca del terremoto in Irpinia ha perso la casa, le cose di famiglia, le foto, i suoi oggetti. Aveva una trentina di anni il 23 novembre 1980, quando una violenta scossa di magnitudo 6,9 distrusse la Campania centrale e la Basilicata centro settentrionale.

Quella sera Rosa, che lavorava fuori dal suo paese, Castelgrande, provincia di Potenza, era tornata a casa dei genitori, come faceva ogni weekend. Aveva appena finito la doccia e infilato il pigiama, quando sentì quelle scosse che frantumavano i soffitti, le pareti, i pavimenti. «Non capivo che cosa stesse succedendo, ma mio padre cominciò a gridare: “Il terremoto”, e io e lui, con mia madre e mia sorella, riuscimmo a scappare via, più lontano possibile».

Scapparono in una zona periferica, collinare, dove niente poteva ancora cadere addosso. «Tutti i superstiti erano fuggiti lì. Io ero senza una ciabatta: ne avevo persa una correndo fra le macerie. Mia sorella, con le ginocchia sangunanti». E lì rimasero per due, tre interminabili giorni.

A novembre, in Basilicata, il freddo è pungente. Ma loro, mentre facevano la conta di chi c’era ancora, quasi non lo sentivano. «Pensavo di essere stata fortunata – racconta -: non avevo più niente, non un oggetto, non una foto, ma noi della mia famiglia c’eravamo tutti. Ed eravamo in pochi a non avere perso nessuno». La prima notte hanno dormito all’aperto. Poi qualcuno, dai paesi vicini, ha portato qualche auto (che le loro erano state distrutte), per offrire agli sfollati un riparo dove dormire, cibo, qualche vestito.

«Poi ci siamo spostati a  Nova Siri   dove sono state messe a disposizione delle case di villeggiatura, fino a quando non abbiamo avuto a disposizione un prefabbricato, dove si riusciva a vivere dignitosamente. E con il tempo abbiamo ceduto le rovine della nostra vecchia, confortevole casa, per acquistare un appartamento in paese». MONICA COVIELLO vanityfair.it 2016

Gherardo Mengoni – Impressioni ed immagini dopo il terremoto del 23 novembre 1980 Il terremoto avvenne la sera del 23 novembre 1980 alle ore 19:34 locali. La scossa principale fu di magnitudo M 6.9 con epicentro tra le province di Avellino, Salerno e Potenza. Colpì una vasta area dell’Appennino meridionale con effetti devastanti soprattutto in Irpinia e nelle zone adiacenti delle province di Salerno e Potenza. L’area dei massimi effetti fu molto estesa comprendendo le alte valli dell’Ofanto e del Sele a nord e le alte valli del Sabato e del Calore a sud, fino alla montagna salernitana e potentina. Danni estesi si verificarono anche in alcune zone della Puglia e in tutta la Campania e la Basilicata. All’evento principale seguirono numerose altre scosse nelle ore e nei giorni successivi, che si protrassero per diversi mesi arrecando ulteriori danni ai territori già colpiti.