La #Bacheca i #Pensieri, le #Parole Il giorno della memoria

La memoria è determinante. È determinante perché io sono ricco di memorie e l’uomo che non ha memoria è un pover’uomo, perché essa dovrebbe arricchire la vita, dar diritto, far fare dei confronti, dar la possibilità di pensare ad errori o cose giuste fatte. Non si tratta di un esame di coscienza, ma di qualche cosa che va al di là, perché con la memoria si possono fare dei bilanci, delle considerazioni, delle scelte, perché credo che uno scrittore, un poeta, uno scienziato, un lettore, un agricoltore, un uomo, uno che non ha memoria è un pover’uomo.

Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla vita. Mario Rigoni Stern, deportato come prigioniero nel campo di concentramento a Hohenstein

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale, celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005 durante la 42ª riunione plenaria. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l’Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell’Olocausto

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Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60ª Armata del “1º Fronte ucraino” del maresciallo Ivan Konev arrivarono per prime presso la città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz), scoprendo il vicino campo di concentramento e liberandone i superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazista. Ad Auschwitz, circa dieci giorni prima, i nazisti si erano rovinosamente ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani, molti dei quali morirono durante la marcia stessa. L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia, ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati in quel lager nazista. Nonostante i sovietici avessero liberato, circa sei mesi prima di Auschwitz, il campo di concentramento di Majdanek e «conquistato [nell’estate del 1944] anche le zone in cui si trovavano i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka [precedentemente smantellati dai nazisti nel 1943]» fu stabilito che la celebrazione del giorno della Memoria coincidesse con la data in cui venne liberato Auschwitz”. La data del 27 gennaio in ricordo della Shoah, lo sterminio del popolo ebraico, è indicata quale data ufficiale agli Stati membri dell’ONU, in seguito alla risoluzione 60/7 del 1º novembre 2005.

Il Giorno della Memoria in Italia

L’Italia ha formalmente istituito la giornata commemorativa, nello stesso giorno, alcuni anni prima della corrispondente risoluzione delle Nazioni Unite: essa ricorda le vittime dell’Olocausto, delle leggi razziali e coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati ebrei, nonché tutti i deportati militari e politici italiani nella Germania nazista. Prima di arrivare a definire il disegno di legge, si era a lungo discusso su quale dovesse essere considerata la data simbolica di riferimento: si trattava di decidere su quali eventi fondare la riflessione pubblica sulla memoria. Erano emerse in particolare due opzioni alternative. Il deputato Furio Colomboaveva proposto il 16 ottobre, data del rastrellamento del ghetto di Roma (il 16 ottobre 1943 oltre mille cittadini italiani di religione ebraica furono catturati e deportati dall’Italia ad Auschwitz): questa ricorrenza avrebbe permesso di focalizzare l’attenzione sulle deportazioni razziali e di sottolineare le responsabilità anche italiane nello sterminio. Dall’altra parte vi era chi sosteneva (in particolare l’Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti) che la data prescelta dovesse essere il 5 maggio, anniversario della liberazione di Mauthausen, per sottolineare la centralità della storia dell’antifascismo e delle deportazioni politiche in Italia. Infine, anche in ragione della portata evocativa che Auschwitz – oramai simbolo universale della tragedia ebraica durante la seconda guerra mondiale– da anni rappresenta per tutta l’Europa, si è optato per adottare il giorno della sua liberazione, avvenuta il 27 gennaio.

Gli articoli 1 e 2 della legge 20 luglio 2000 n. 211 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria: «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.

I Giusti tra le Nazioni Fino al 1º gennaio 2019, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah Yad Vashem di Gerusalemme, riconosceva 27.362 persone come “Giusti tra le Nazioni”, cioè non ebrei che durante l’Olocausto si sono impegnati, a rischio della vita e senza nessun interesse economico, a soccorrere gli ebrei perseguitati. Esiste anche una Giornata europea dei Giusti che, sull’esempio del riconoscimento dato da Yad Vashem ai non ebrei. “Uomini e donne che salvarono gli ebrei e le ebree durante la Shoah, ricorda le figure esemplari che si sono battute e si battono contro tutte le persecuzioni e in difesa dei diritti umani. Il 10 maggio 2012 il Parlamento europeo ha istituito, su proposta di Gariwo la foresta dei Giusti, la Giornata europea dei Giusti per il 6 marzo, anniversario della morte di Moshe Bejski, che per 25 anni è stato presidente della Commissione dei Giusti di Yad Vashem.” wikipedia

“GAM GAM” di Elie Botbol, nella versione del Maestro Morricone. – “Gam Gam” è una canzone scritta da Elie Botbol che riprende il quarto versetto del testo ebraico del Salmo 23, “Il Signore è il mio pastore“. Una lunga tradizione attribuisce la paternità del salmo a Re Davide, in quanto anche nella Bibbia si afferma che egli stesso, da giovane, sia stato un pastore. Nel Salmo 23, Davide dimostra di “conoscere” Dio, Egli è fonte di coraggio e conforto anche nei momenti più bui dell’esistenza (Anche se andassi nella valle oscura), ma colui che lo ha scelto come proprio “supporto”, non ha nessun timore (Tu sei il mio bastone, il mio supporto), sa che Dio infonderà coraggio (non temerei nessun male) proprio perché la Sua presenza è costante, e infonde serenità d’animo (perché Tu sei sempre con me […] con Te io mi sento tranquillo).

Il testo viene tradizionalmente cantato dagli ebrei durante lo Shabbat. La canzone è diventata anche un simbolo, uno degli “inni” più toccanti dell’Olocausto che riguardò più di un milione e mezzo di bambini uccisi dai nazisti, cantata da scolaresche nel Giorno della Memoria.

TESTO
Gam-Gam-Gam Ki Elekh
Be-Beghe Tzalmavet
Lo-Lo-Lo Ira Ra
Ki Atta Immadì (2 volte)

Šivtekhà umišantekhà
Hema-Hema yenahmuni (2 volte)
TRADUZIONE

Anche se andassi
nella valle oscura
non temerei alcun male,
perché Tu sei sempre con me;

Perché Tu sei il mio bastone, il mio supporto,
Con Te io mi sento tranquillo.

La canzone fa parte della colonna sonora del film “Jona che visse nella balena” di Roberto Faenza. Nella pellicola il canto viene insegnato dalla maestra a Jona e agli altri bambini nel lager. È cantata dal coro franco-israeliano Chevatim e diretta dal direttore Elie Botbol. Nella versione resa famosa dal film, l’arrangiamento è in klezmer, uno stile musicale ritmato e con orchestrazione complessa, originario delle comunità ebraiche yiddish dell’Europa centro-nord-orientale. FOLK MUSIC WORLD

Jona Oberski (Amsterdam, 20 marzo 1938) è un bambino di quattro anni che vive ad Amsterdam durante la seconda guerra mondiale, dal 1942 al 1945. Dopo l’occupazione della città da parte dei tedeschi, viene deportato nel campo di Bergen-Belsen insieme a tutta la sua famiglia. Scrittore e fisico olandese, di famiglia ebraica, autore del noto romanzo autobiografico Anni d’infanzia. Un bambino nel lager, Firenze, Giuntina, 1989 in cui racconta la sua tragica esperienza di bambino sopravvissuto. Jona Oberski è il protagonista di Jona che visse nella balena, il film del ’93 diretto da Roberto Faenza e tratto dal romanzo autobiografico del protagonista stesso

Jona che visse nella balena è un film del 1993 diretto da Roberto Faenza. Il soggetto è tratto dal romanzo autobiografico dello scrittore Jona Oberski intitolato Anni d’infanzia. Un bambino nei lager incentrato sul dramma dell’Olocausto.

Trama Jona è un bambino ebreo di quattro anni che viveva ad Amsterdam prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1940, dopo l’occupazione della città da parte dei tedeschi, viene deportato insieme ai suoi genitori ebrei dapprima nel Campo di concentramento di Westerbork e quindi in quello di Bergen-Belsen, dove trascorrerà l’intero periodo della guerra. A Bergen-Belsen vive in una baracca con la madre, mentre il padre è assegnato ad un altro settore del campo. Il bambino subisce freddo, fame, paure, sofferenze, angherie anche da parte degli altri ragazzi. Sono rarissimi i casi in cui viene trattato con garbo: solo il cuoco, che dopo morirà, e il medico dell’ambulatorio sono gentili con lui. Il destino dei genitori di Jona è tragico: il padre muore per stenti e denutrizione. Negli ultimi giorni di guerra, Jona e la madre vengono evacuati dal campo a bordo di un treno che vagherà per giorni nel territorio tedesco prima di essere liberato dalla truppe sovietiche. La madre non si riprende dalle sofferenze subite; impazzisce per la morte del marito e purtroppo muore in un ospedale, nei giorni seguenti alla liberazione. Jona torna ad Amsterdam dove viene adottato da una famiglia di amici della famiglia. Infine il film dice che Jona è ancora vivo e che fa lo scienziato.

  • Scheda film:
  • Paese di produzione Italia, Francia
  • Anno 1993
  • Durata 90 min
  • Regia Roberto Faenza
  • Soggetto tratto dal romanzo Anni d’infanzia di Jona Oberski
  • Sceneggiatura Roberto Faenza, Hugh Fleetwood, Joelle Mnouchkine, Filippo Ottoni
  • Produttore Elda Ferri, Jean Vigo International French Production – Focus Film in associazione con Raiuno
  • Fotografia Jànos Kende
  • Montaggio Nino Baragli
  • Musiche Ennio Morricone
  • Scenografia Laszlo Gardonyi, Maria Ivanova
  • Costumi Elisabetta Beraldo
  • Interpreti e personaggi:
  • Juliet Aubrey: Anna, la madre
  • Jean-Hugues Anglade: Max, il padre
  • Luke Petterson: Jona a 4 anni
  • Jenner Del Vecchio: Jona a 7 anni
  • Francesca De Sapio: Signora Daniel
  • Djoko Rossich: Signor Daniel
  • Juliet Aubrey: Diora
  • 1993 – David di Donatello
  • Miglior regia a Roberto Faenza
  • Migliore colonna sonora a Ennio Morricone
  • Migliori costumi a Elisabetta Beraldo
  • Candidatura a Miglior film
  • Candidatura a Miglior produttore a Elda Ferri
  • Candidatura a Migliore sceneggiatura a Roberto Faenza e Filippo Ottoni
  • Candidatura a Miglior montaggio a Nino Baragli
  • 1993 – Globo d’oro
  • Candidatura a Miglior film a Roberto Faenza
  • Candidatura a Migliore musica a Ennio Morricone
  • Efebo d’oro 1993
  • 1994 – Ciak d’oro
  • Miglior montaggio a Nino Baragli
  • Candidatura a Migliore sceneggiatura a Roberto Faenza e Filippo Ottoni
  • Candidatura a Migliori costumi a Elisabetta Beraldo
  • 1994 – Nastro d’argento
  • Candidatura a Regista del miglior film a Roberto Faenza
  • Candidatura a Migliore sceneggiatura a Roberto Faenza
  • Candidatura a Miglior produttore a Elda Ferri
  • Candidatura a Migliore colonna sonora a Ennio Morricone
  • Premio UNICEF

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